UAE Team Emirates, Tim Wellens non sarà solo gregario di Tadej Pogacar: “Se non ci sarà avrò le mia possibilità”

Tim Wellens è arrivato alla UAE Team Emirates per vincere ancora di più. Il belga aveva già rivelato che nel 2023 correrà spesso al fianco di Tadej Pogacar, ma questo non sarà il suo unico ruolo all’interno della squadra. Dopo una lunga militanza nella Lotto – Soudal, infatti, il classe 1991 ha deciso di provare a cambiare aria per poter puntare a risultati maggiori. Nonostante il suo palmarès conti già 34 vittorie al nativo di Sint-Truiden manca ancora il successo di peso a cui spera di arrivare grazie anche al nuovo tipo di allenamento sperimentato nel team emiratino.

“Ero contento alla Lotto e se avessi ottenuto ottimi risultati sarei rimasto – ha dichiarato il vincitore del Giro di Polonia 2016 a In de Leiderstrui  Sono voluto uscire dalla mia confort zone perché volevo scoprire nuove cose e vincere gare che non ho mai vinto. Mi piacerebbe vincere una grande corsa, anche se non so quale. Penso al WorldTour, magari in Belgio… Non sono venuto alla UAE per vincere ancora alla Challenge Mallorca“.

“Se sarò nei finali con Pogacar tutto potrà succedere – ha aggiunto – Potrei attaccare e rimanere in fuga, ma prima devo dimostrare di essere capace di vincere per la squadra. Quali possono essere le mie chance dipende da lui. È il miglior corridore al mondo, quindi quando sarà al via mi sacrificherò completamente per lui. Se non ci sarà avrò le mie possibilità“.

Una nuova squadra significa anche un nuovo approccio alla programmazione e alla preparazione della stagione: “In passato avevo sempre problemi ad essere in forma tra marzo e aprile che era un momento debole dell’anno. Non ero mai al punto in cui volevo essere per le classiche. Adesso ho un nuovo modo di lavorare, con un allenatore differente. Se sarà meglio o no lo scopriremo tra marzo e aprile. La differenza più grande è che adesso faccio allenamenti più duri, senza soffrire”.

“Il 2021 e il 2022 non sono stati come mi aspettavo – conclude – In termini di livello sono stato sul fondo e forse ancora più in basso. Adesso tocca a me cominciare a far crescere di nuovo la curva. La concorrenza è enorme, ma Dylan Van Baarle non è Wout Van Aert e tuttavia ha vinto la Parigi – Roubaix. Non c’è bisogno di essere il corridore più forte per vincere le grandi corse. Questo è il bello del ciclismo, hai bisogno anche di un po’ di fortuna”.

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